Non sorsero mai filosofi come Balaam figlio di Beor (Eichah Rabbah Pesikta 2).
Un occhio malvagio, uno spirito altezzoso e un'anima lussuriosa sono segni dei discepoli del malvagio Balaam (Pirkei Avot 5:22).
A Balaam fu concessa la profezia a beneficio di Israele (Vayikra Rabbah 1:12).
"Chi ti benedice è beato, e chi ti maledice è maledetto" (Numeri 24:9). Poiché Balaam era un nemico, iniziò con una benedizione e finì con una maledizione, poiché la fine è più significativa dell'inizio (Bereishit Rabbah 66:4).
Ci sono poche scene bibliche più curiose di quella di Balaam che cavalca un riluttante asino sulle colline di Israele per maledire i coloni ebrei. Curioso ed esilarante, poiché l'asino non solo disobbedisce al comando di Balaam di "mantenere la rotta", ma sembra percepire, più di questo profeta astutamente brillante e ingannevole, l'opera miracolosa di Dio. Balaam viene persino rimproverato oralmente da questa bestia da soma, che ribatte maternamente alle minacce di Balaam, chiedendo se il suo servizio per tutta la vita al suo padrone significasse qualcosa per lui. "Non sono io l'asina che hai cavalcato per tutta la vita fino ad oggi?" ragliava (Num. 22:30).
Ciò che l'asino aveva visto non era altro che l'angelo del Signore che bloccava il passaggio con la spada sguainata. Gli occhi di Balaam erano chiusi davanti a questo fenomeno, ma alla fine si illuminò. Fa tutto parte del piano della Divinità, una Divinità arrabbiata, che è furiosa perché Balaam ha accettato di portare a termine il piano di Balak, re di Moab, di maledire gli Israeliti. Sebbene ritratto come uno stolto e identificato generazionalmente con l'asino parlante, Balaam è percepito rabbinicamente come l'ultimo dei profeti delle nazioni gentili che ricevettero rivelazioni dal Santo e superarono Mosè nella saggezza della stregoneria (Tanna d'Bei Eliyahu Rabbah 28).
Non diversamente dall'episodio del Faraone, quanto più Balaam diventa bellicoso, tanto maggiore è la dimostrazione della potenza di Dio e della debolezza del profeta malvagio. Diventa uno strumento dell'Onnipotente, trasformando le maledizioni di Balak nelle benedizioni più gloriose di Israele. Come il più umile penitente, il profeta pronuncia benedizioni così lodevoli che i Saggi le fissano permanentemente nella liturgia quotidiana. Il Signore voleva che queste sublimi espressioni arrivassero a Israele attraverso il malvagio e immorale Balaam, in modo che tutto il mondo sapesse che tutti erano impotenti a danneggiare Israele contro la volontà di Dio. Suo malgrado, Balaam diventa il veicolo della fermezza religiosa di Dio, poiché declama: "Quanto sono belle le tue tende, o Giacobbe" (Num. 24:5). I rabbini interpretano questa frase come un riferimento alle sinagoghe e alle case di studio di Israele. Inviato a presagire la vittoria dell'arrogante re di Moab, Balaam conclude la sua carriera profetica con un inno alla massima gloria del nostro popolo, della nostra eredità liturgica e intellettuale.