Abraham Abulafia (1240–dopo il 1291) si colloca tra le voci più originali ed esigenti della mistica ebraica medievale. Questo libro è una rara finestra sul suo metodo profetico, un breve scritto che tratta parole e numeri come strumenti per incontrare una realtà superiore. A lungo considerato perduto, il testo è stato identificato da Moshe Idel come conservato in un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze (Plut. 02.48), lì catalogato come Opusculum cabbalisticum, absque titulo, et auctoris nomine (“Opuscolo cabbalistico, senza titolo né nome di autore”). In queste pagine Abulafia dimostra come il valore numerico del linguaggio apra non solo la comprensione simbolica, ma anche una via pratica verso la rivelazione. Traccia un paesaggio contemplativo – il Giardino dell'Eden, il Mondo a Venire e il regno della Geenna – e descrive le virtù interiori e le discipline necessarie per entrare nel Sacro Giardino. Combinando istruzione tecnica sulla permutazione e meditazione con insegnamenti etici e visionari, l’opera è insieme un manuale e una mappa per l’anima. Questa edizione porta alla luce tale insegnamento, offrendo una traduzione accurata e un commento contestuale affinché i lettori moderni – accademici o devozionali – possano confrontarsi direttamente con una delle sopravvivenze più affascinanti di Abulafia.